
Le scuole
L'edilizia scolastica
Nel quarantennio postunitario la prima legge promulgata in materia fu quella del 18 luglio 1878, che rimase in vigore per dieci anni, ma non diede risultati apprezzabili. Le scuole urbane erano tutte ubicate in vecchi edifici, riadattati dai comuni alla meno peggio; le scuole delle frazioni di campagna e quelle di montagna erano collocate in un unico vano all'interno di case coloniche già di per sé fatiscenti: uno spazio inidoneo per capienza e carente dal lato igienico. Un discorso a parte va fatto per alcune grandi città, quale ad esempio Torino. Lì la popolazione scolastica aveva visto un aumento straordinario: si era passati dai 1500 alunni del 1949 agli oltre 13.000 del 1877, fino a toccare i 24.000 nel 1898. Negli ultimi due decenni dell'800 vengono costruiti 18 nuovi edifici scolastici ed introdotte diverse innovazioni: sistemi di ricambio d'aria, gabinetti interni con sifoni, docce nei sotterranei. Molte scuole erano state sopraelevate ed era stata avviata la costruzione di edifici scolastici che potevano accogliere fino a mille alunni. A partire dal 1900, con una serie di provvedimenti legislativi importanti il governo nazionale cercò di porre rimedio alla situazione di grave carenza in cui versava il Paese e, con la legge Daneo-Credaro del 1911, affrontò risolutamente il problema della "casa della scuola". Era previsto un più efficace intervento dello Stato nella concessione ai Comuni di nuovi e maggiori contributi per la costruzione, l'acquisto, l'adattamento e il restauro di edifici scolastici, il contributo dello Stato medesimo al pagamento degli interessi sui mutui contratti dai Comuni, l'intervento della Cassa Depositi e Prestiti che era autorizzata a concedere particolari facilitazioni.
Dopo la riforma del 1923, l'edilizia scolastica fu ordinata con una serie di provvedimenti. Le disposizioni confermavano che le spese per la costruzione degli edifici scolastici dovessero essere a carico dei Comuni. Lo Stato avrebbe facilitato le amministrazioni comunali, assumendosi l'onere del pagamento degli interessi sui mutui e concedendo sussidi. Inoltre, veniva introdotta una nuova norma secondo la quale negli edifici scolastici che si costruivano in frazioni o borgate, dove esistevano non più di due scuole o difettavano di case di civile abitazione, dovevano essere compresi gli alloggi gratuiti per gli insegnanti. I progetti degli edifici scolastici andavano compilati secondo le norme dettate dal decreto del Ministro della Pubblica istruzione (Ordinanza Ministeriale del 4 maggio 1925), per poi passare all'approvazione del Regio Provveditore agli Studi dopo il parere del Genio civile e del medico provinciale. Nonostante le provvidenze e l'erogazione di stanziamenti ai Comuni (ora classificati a seconda del tasso di analfabetismo, estensione territoriale, collocazione geografica), il problema dei locali scolastici all'inizio del 1940 era ancora lontano dall'essere risolto, a causa del crescente fenomeno della scolarizzazione e delle modeste risorse delle amministrazioni. Alla compilazione dei progetti e alla esecuzione delle opere nei piccoli Comuni, nelle frazioni e nelle borgate, potevano provvedere, in luogo e per conto dello Stato, anche gli Enti delegati per la gestione di scuole non classificate, utilizzando i sussidi previsti dalla legge 20 agosto 1926 n. 1667 sulla piccola edilizia rurale. I pochi edifici costruiti ad esempio in Umbria dall'Ente Scuole per i contadini si distinguevano sia per l'aspetto esterno, sia per la particolare tipologia degli arredi, la distribuzione e l'ampiezza degli spazi. Elemento tipico era il campanile a vela con la campanella che suonava l'inizio e la fine delle lezioni. Anche questi edifici comprendevano l'abitazione per l'insegnante. Per gli arredamenti delle aule e dei locali annessi, l'Ente Scuole per i contadini provvedeva a far costruire, su disegni preparati da una piccola maestranza, banchi, sedili, tavoli, armadi, mensole, librerie. Tale arredo rispondeva a modelli di estetica, praticità, economia e diverrà subito riconoscibile. Con l'annesso terreno scolastico la "scuoletta rurale"costituiva un mondo adatto all'infanzia, che vi trascorreva in istruttive occupazioni quasi tutto il giorno, lavorando spesso all'aperto, secondo un metodo basato sul valore educativo dell'ambiente e della cultura contadina del luogo. A causa della guerra molti edifici scolastici risulteranno danneggiati o addirittura distrutti e presto vi sarà necessità di un gran numero di aule per l'aumento della popolazione scolastica dovuto anche al boom demografico. Tra la fine degli Anni '60 ed i primi Anni '70 gli alunni della scuola elementare superano i cinque milioni e molti di loro dovranno frequentare i doppi turni. E' questa una stagione di nuova espansione dell'edilizia scolastica. Il bisogno di aule cessa già agli inizi degli Anni Ottanta.